Descrizione
Nella situazione italiana critica, all’interno della situazione piemontese ancora più critica, cerchiamo di capire che cosa sta succedendo a Bussoleno.
Il numero delle persone esaminate con il tampone (specifichiamo molecolare, quello finora usato abitualmente dal Sistema Sanitario Nazionale) continua a crescere: siamo arrivati a 761. Possiamo precisare che sarebbe ancora maggiore se non ci fossero ampi ritardi di processazione.
Il numero delle persone con esito positivo al tampone è particolarmente elevato: in una decina di giorni si è arrivati a 33, cioè abbiamo raddoppiato. Se questa tendenza proseguisse con lo stesso tipo di crescita esponenziale, vorrebbe dire che tra 10 giorni ci sarebbero 66 positivi, tra 20 giorni 132, e così via. Ovviamente, si tratta di un processo di diffusione dei contagi che deve essere bloccato per poter invertire la rotta verso la decrescita.
Cerchiamo di capire che cosa ci raccontano questi numeri.
a) Si tratta di un livello di contagio molto superiore a quello della prima fase. Ma è proprio vero? Questa primavera venivano fatti molti meno tamponi per cui probabilmente tante persone asintomatiche sono sfuggite dal conteggio. Di conseguenza i dati sono poco paragonabili. Dagli studi epidemiologici, pare confermato che la virulenza attuale ha una forte velocità di diffusione e, forse, una minore gravità di effetti sulla salute.
b) Si tratta di una quantificazione dei casi positivi utile per evidenziare la situazione in atto? Sappiamo che gli esiti stanno arrivando con un ritardo che negli ultimi tempi si è molto dilatato: dalle 48 ore standard per una situazione ideale si sta arrivando a 1 settimana e, in alcuni casi, fino a 2 settimane. Quindi, non si può sapere con certezza se il numero comprende solo quelli attuali oppure si somma anche a quelli in ritardo. Ma soprattutto, si ha l’informazione quando ormai il periodo di isolamento precauzionale è quasi terminato.
c) Si tratta di una misura del contagio davvero attendibile? I casi positivi rappresentano persone con un diverso stato di salute e di virulenza di diffusione del contagio (tra di essi ci sono molti nuovi contagiati, ma anche alcuni contagiati che si negativizzano con un tempo un po’ lungo).
d) Si tratta della possibilità di individuare dei focolai? In effetti, a Bussoleno, a fronte di molti casi indipendenti tra loro, si individuano alcuni nuclei famigliari (3 famiglie) e un gruppo consistente associato ai servizi socio-assistenziali.
La tracciabilità dei casi positivi è molto importante sia a livello individuale perché ogni persona che riconosce su di sé dei sintomi diventa consapevole della propria situazione sia a livello generale perché il sistema sanitario può monitorare la situazione e cercare organizzare le azioni utili per contenere il contagio e curare le patologie connesse. In realtà, si è riscontrata una rincorsa ai tamponi che ha messo in crisi il sistema: difficoltà a trovare i reagenti, carenza di attrezzature per eseguire l’analisi, difficoltà ad avere il personale per effettuare i test e soprattutto per processarli. La direzione ASLTO3 si sta organizzando per potenziare le strutture in quanto inizialmente l’unico laboratorio di analisi era dislocato a Rivoli, parametrato su 240 test giornalieri, impegnato sempre al di sopra delle proprie possibilità. In questo periodo sono cambiati anche i protocolli di tracciamento e, forse, cambieranno ancora.
Ad esempio, in settembre-ottobre se a scuola veniva segnalato un caso positivo in una classe, tutti gli allievi e gli insegnanti della classe facevano il tampone molecolare e rimanevano in isolamento in attesa dell’esito. Ora in novembre, nella stessa situazione, tutti vengono posti in isolamento e viene effettuato il test al tampone solo in presenza di sintomi riferibili al covid-19. In questo modo si cerca di evitare le lunghe file ai Pit-Stop e le attese stressanti degli esiti che arrivano con un ritardo che rende inefficace l’analisi. La fornitura regionale dei “tamponi rapidi” permetterà di effettuare in prima battuta il tampone rapido e passare alla conferma con il “tampone molecolare” solo per i casi positivi.
Un’altra peculiarità della situazione piemontese, in cui ci troviamo, è una forte percentuale di ospedalizzazione che mette in crisi l’accoglienza presso il Pronto Soccorso. Da pochi giorni presso l’Ospedale di Susa è aperto il Reparto Covid che assiste, al momento, 20 pazienti. L’esperienza positiva di questa primavera per l’attenzione, la sensibilità e la professionalità del personale medico e para-medico è rassicurante. Ma tenendo conto dell’evoluzione dei contagi e delle patologie invernali caratterizzate da influenze, bronchiti, polmoniti… c’è allarme per un eventuale collasso. Ovviamente la criticità non vale solo per Susa, ma anche per le altre strutture della nostra ASLTO3 e per quelle cittadine, anch’esse in situazioni vicine alla saturazione. Diventa molto importante per chi teme di essere stato contagiato, riuscire ad affrontare la situazione in modo costruttivo: saper osservare i sintomi, verificare con il medico curante il proprio stato clinico per adottare le misure più adeguate in termini di analisi, di cure e, se necessario, di accesso ai servizi ospedalieri. La preoccupazione più grande è il distanziamento che dovrebbe essere subito adottato: prima come forma precauzionale, poi (quando necessario) come misura assegnata da SISP per evitare che i “contatti stretti” con la famiglia, i colleghi, gli amici… diventino fonte di diffusione del contagio.
Quando giornalmente controllo sulla Piattaforma Covid del Piemonte la tabella con i dati di Bussoleno, non posso mai dimenticare che dietro a ciascuno di questi numeri c’è una persona che vive un momento difficile, c’è una famiglia che è in apprensione. Noi, come Amministrazione, cerchiamo di creare una cornice di supporto per quanto è possibile.
Siamo diventati “Regione Rossa”, per decreto. Si potrà discutere sulla bontà degli indici utilizzati, si potrà dissentire dall’adozione di alcune misure, si potranno pensare molte cose, ma sicuramente non si può negare l’esistenza del covid-19. Questo virus ha trovato nel nostro mondo un habitat molto favorevole e, per ora, dobbiamo trovare il modo di conviverci cercando di ridurre il più possibile i danni alla nostra salute. La possibilità di protezione e di salvezza dipende dall’efficienza del sistema sanitario, dalla capacità del sistema socio-economico di reggere l’impatto e dipende, anche, da ciascuno di noi. Solo se riusciamo ad avere un ruolo attivo possiamo essere di aiuto a noi stessi e agli altri: mantenere le distanze e l’igiene, organizzare forme di auto-mutuo aiuto, diffondere informazioni corrette senza allarmismi, stimolare buone prassi sensibilizzando chi trasgredisce, mettersi in rete per rendere l’assistenza un fatto palpabile e non soffocante. A Bussoleno siamo fortunati perché riusciamo a concretizzare tante proposte, tante idee con l’aiuto del volontario organizzato (CRI, Caritas, AIB, ANA…) e della disponibilità di tante persone di buon cuore.
Teniamoci in contatto. Il metro prescritto non è una distanza incolmabile per potersi sentire uniti.
Il numero delle persone esaminate con il tampone (specifichiamo molecolare, quello finora usato abitualmente dal Sistema Sanitario Nazionale) continua a crescere: siamo arrivati a 761. Possiamo precisare che sarebbe ancora maggiore se non ci fossero ampi ritardi di processazione.
Il numero delle persone con esito positivo al tampone è particolarmente elevato: in una decina di giorni si è arrivati a 33, cioè abbiamo raddoppiato. Se questa tendenza proseguisse con lo stesso tipo di crescita esponenziale, vorrebbe dire che tra 10 giorni ci sarebbero 66 positivi, tra 20 giorni 132, e così via. Ovviamente, si tratta di un processo di diffusione dei contagi che deve essere bloccato per poter invertire la rotta verso la decrescita.
Cerchiamo di capire che cosa ci raccontano questi numeri.
a) Si tratta di un livello di contagio molto superiore a quello della prima fase. Ma è proprio vero? Questa primavera venivano fatti molti meno tamponi per cui probabilmente tante persone asintomatiche sono sfuggite dal conteggio. Di conseguenza i dati sono poco paragonabili. Dagli studi epidemiologici, pare confermato che la virulenza attuale ha una forte velocità di diffusione e, forse, una minore gravità di effetti sulla salute.
b) Si tratta di una quantificazione dei casi positivi utile per evidenziare la situazione in atto? Sappiamo che gli esiti stanno arrivando con un ritardo che negli ultimi tempi si è molto dilatato: dalle 48 ore standard per una situazione ideale si sta arrivando a 1 settimana e, in alcuni casi, fino a 2 settimane. Quindi, non si può sapere con certezza se il numero comprende solo quelli attuali oppure si somma anche a quelli in ritardo. Ma soprattutto, si ha l’informazione quando ormai il periodo di isolamento precauzionale è quasi terminato.
c) Si tratta di una misura del contagio davvero attendibile? I casi positivi rappresentano persone con un diverso stato di salute e di virulenza di diffusione del contagio (tra di essi ci sono molti nuovi contagiati, ma anche alcuni contagiati che si negativizzano con un tempo un po’ lungo).
d) Si tratta della possibilità di individuare dei focolai? In effetti, a Bussoleno, a fronte di molti casi indipendenti tra loro, si individuano alcuni nuclei famigliari (3 famiglie) e un gruppo consistente associato ai servizi socio-assistenziali.
La tracciabilità dei casi positivi è molto importante sia a livello individuale perché ogni persona che riconosce su di sé dei sintomi diventa consapevole della propria situazione sia a livello generale perché il sistema sanitario può monitorare la situazione e cercare organizzare le azioni utili per contenere il contagio e curare le patologie connesse. In realtà, si è riscontrata una rincorsa ai tamponi che ha messo in crisi il sistema: difficoltà a trovare i reagenti, carenza di attrezzature per eseguire l’analisi, difficoltà ad avere il personale per effettuare i test e soprattutto per processarli. La direzione ASLTO3 si sta organizzando per potenziare le strutture in quanto inizialmente l’unico laboratorio di analisi era dislocato a Rivoli, parametrato su 240 test giornalieri, impegnato sempre al di sopra delle proprie possibilità. In questo periodo sono cambiati anche i protocolli di tracciamento e, forse, cambieranno ancora.
Ad esempio, in settembre-ottobre se a scuola veniva segnalato un caso positivo in una classe, tutti gli allievi e gli insegnanti della classe facevano il tampone molecolare e rimanevano in isolamento in attesa dell’esito. Ora in novembre, nella stessa situazione, tutti vengono posti in isolamento e viene effettuato il test al tampone solo in presenza di sintomi riferibili al covid-19. In questo modo si cerca di evitare le lunghe file ai Pit-Stop e le attese stressanti degli esiti che arrivano con un ritardo che rende inefficace l’analisi. La fornitura regionale dei “tamponi rapidi” permetterà di effettuare in prima battuta il tampone rapido e passare alla conferma con il “tampone molecolare” solo per i casi positivi.
Un’altra peculiarità della situazione piemontese, in cui ci troviamo, è una forte percentuale di ospedalizzazione che mette in crisi l’accoglienza presso il Pronto Soccorso. Da pochi giorni presso l’Ospedale di Susa è aperto il Reparto Covid che assiste, al momento, 20 pazienti. L’esperienza positiva di questa primavera per l’attenzione, la sensibilità e la professionalità del personale medico e para-medico è rassicurante. Ma tenendo conto dell’evoluzione dei contagi e delle patologie invernali caratterizzate da influenze, bronchiti, polmoniti… c’è allarme per un eventuale collasso. Ovviamente la criticità non vale solo per Susa, ma anche per le altre strutture della nostra ASLTO3 e per quelle cittadine, anch’esse in situazioni vicine alla saturazione. Diventa molto importante per chi teme di essere stato contagiato, riuscire ad affrontare la situazione in modo costruttivo: saper osservare i sintomi, verificare con il medico curante il proprio stato clinico per adottare le misure più adeguate in termini di analisi, di cure e, se necessario, di accesso ai servizi ospedalieri. La preoccupazione più grande è il distanziamento che dovrebbe essere subito adottato: prima come forma precauzionale, poi (quando necessario) come misura assegnata da SISP per evitare che i “contatti stretti” con la famiglia, i colleghi, gli amici… diventino fonte di diffusione del contagio.
Quando giornalmente controllo sulla Piattaforma Covid del Piemonte la tabella con i dati di Bussoleno, non posso mai dimenticare che dietro a ciascuno di questi numeri c’è una persona che vive un momento difficile, c’è una famiglia che è in apprensione. Noi, come Amministrazione, cerchiamo di creare una cornice di supporto per quanto è possibile.
Siamo diventati “Regione Rossa”, per decreto. Si potrà discutere sulla bontà degli indici utilizzati, si potrà dissentire dall’adozione di alcune misure, si potranno pensare molte cose, ma sicuramente non si può negare l’esistenza del covid-19. Questo virus ha trovato nel nostro mondo un habitat molto favorevole e, per ora, dobbiamo trovare il modo di conviverci cercando di ridurre il più possibile i danni alla nostra salute. La possibilità di protezione e di salvezza dipende dall’efficienza del sistema sanitario, dalla capacità del sistema socio-economico di reggere l’impatto e dipende, anche, da ciascuno di noi. Solo se riusciamo ad avere un ruolo attivo possiamo essere di aiuto a noi stessi e agli altri: mantenere le distanze e l’igiene, organizzare forme di auto-mutuo aiuto, diffondere informazioni corrette senza allarmismi, stimolare buone prassi sensibilizzando chi trasgredisce, mettersi in rete per rendere l’assistenza un fatto palpabile e non soffocante. A Bussoleno siamo fortunati perché riusciamo a concretizzare tante proposte, tante idee con l’aiuto del volontario organizzato (CRI, Caritas, AIB, ANA…) e della disponibilità di tante persone di buon cuore.
Teniamoci in contatto. Il metro prescritto non è una distanza incolmabile per potersi sentire uniti.
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Ultimo aggiornamento pagina: 13/01/2025 14:12:40